Ma gli antifascisti hanno davvero letto Scurati?

Se la metà degli indignati per la censura dell’ormai celebre monologo avessero letto almeno il primo volume della trilogia di Scurati su Mussolini forse l’antifascismo di oggi avrebbe qualche speranza di contribuire politicamente a contrastare l’onda montante di destra.

Probabilmente tutti conoscono o immaginano il periodo di violenze e prevaricazioni fasciste che precedettero la presa del potere, preludio delle catastrofi belliche successive; in pochi, temo, hanno riflettuto sull’impressionante catena di vigliaccherie, bassezze, sottovalutazioni, meschinità, divisioni, piccinerie politiche con cui l’arco costituzionale di fatto spalancò le porte a Mussolini senza quasi tentare di opporvisi (anzi, tirando un mezzo sospiro di sollievo quando il re tolse tutti dall’imbarazzo affidando le chiavi del Paese al dittatore).

Scurati racconta tutto questo magistralmente – pur se con le licenze del romanziere -, nella seconda parte de “M. Il Figlio Del Secolo”: il contesto è quello della gara a chi è più di sinistra e della secessione del PCI, delle lotte interne al Partito Socialista tra riformisti e massimalisti con le scomuniche e le espulsioni di rito, del trasformismo e dei compromessi dei centristi, della drammatica cecità e talvolta della complicità dei liberali, che in molti casi applaudirono la presa del potere di Mussolini e gli votarono la fiducia in Parlamento.

Ma è soprattutto il racconto della marcia su Roma e della notte che precedette l’incarico di governo a Mussolini ad essere illuminante. L’esecutivo Facta che va in crisi proprio nel momento in cui doveva unirsi contro la minaccia fascista, la sinistra in mille pezzi, l’anziano e debole presidente del Consiglio dimissionario che va a dormire alle 10 mentre in Italia imperversano le squadracce; i tentativi patetici di coinvolgere Mussolini in un governo di coalizione; il bluff del quadrumvirato e delle squadre fasciste, aggressive ma sostanzialmente disarmate e male equipaggiate, prive di ordini e impossibilitate ad affrontare un esercito regolare agli ordini di uno Stato forte; l’incapacità di liberali e socialisti di fare fronte comune davanti alla minaccia fascista; l’irresolutezza e la vigliaccheria del re che si rifiutò di firmare lo stato d’assedio con il quale avrebbe verosimilmente schiantato il colpo di stato. Aggiungiamoci, come se non bastasse, la connivenza della stampa e degli industriali.

E’ trascorso più di un secolo da allora; so bene che le condizioni dell’ascesa di Mussolini furono straordinarie e che i paragoni con il tempo di oggi sono arbitrari. Tuttavia, se si vuole che la storia non fallisca completamente la sua altissima e negletta funzione di magistra vitae, qualcosa dalle vicende del 1922 dovremmo pur imparare; e il primo insegnamento – tutto politico – dovrebbe essere questo: non c’è miglior antifascismo di un centrosinistra democratico unitario e vitale; non c’è antifascismo più inutile e pericoloso di quello che divide il campo democratico e che si rifugia nel massimalismo, nel populismo e nella pura testimonianza.

Nella prassi politica di oggi, l’antifascismo sembra andare in direzione esattamente opposta: frazionismo, personalismi, oltranzismo ideologico (di sinistra e di centro), sottovalutazione dei rischi democratici, populismo, esasperazione della tattica ai danni della strategia, viltà e atteggiamenti di comodo. C’è da augurarsi che la tragedia di allora possa ripetersi solo in farsa, perché oggi – al di là delle vibranti dichiarazioni di principio e della retorica veteropartigiana – nulla sembra indicare che la democrazia italiana abbia sviluppato gli anticorpi adatti a neutralizzare le minacce autoritarie. E se minacce concrete di fascismo provenienti dall’interno non se ne vedono, le minacce esterne non mancano. Chiedere per conferma agli ucraini.

Inneggiamo pure a Scurati e denunciamone la censura, quindi. Ma prima leggiamolo.

2 pensieri su “Ma gli antifascisti hanno davvero letto Scurati?

  1. Alla fine dei primi due volumi ho avuto anche io questa sensazione che lei ha tradotto in questo bell’articolo. Ci dividiamo su piccolezze, distinguo, precisazioni impedendo di fatto una efficace opposizione a questa destra che non sarà fascista ma che ne è in qualche modo figlia. L’arroganza e la protervia della Meloni e del suo incompetente Entourage non trovano una efficace barriera politica dove addirittura alcune forze centriste flirtano con il governo.

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    1. Quel che mi preoccupa non è la destra meloniana ma il rossobrunismo putinista. Senza una barriera democratica forte la propaganda filorussa può infiltrarsi e fare danni seri, in Italia e nel resto d’Europa. Se poi vincesse Trump, peggio ancora.

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