La notte del PD

Certamente sbaglio io. Ma continuo a non vedere nei molti errori del Partito Democratico la causa principale dei suoi ripetuti rovesci elettorali.

Intendiamoci, gli errori sarebbe sempre meglio evitarli; ma ho la convinzione che con o senza quegli errori – e con o senza Matteo Renzi – il 18% sia la dimensione massima del consenso che gli italiani in questo momento riconoscono a un partito riformista di centrosinistra.

Le motivazioni del voto dal 2016 in poi sono granitiche, a senso unico, ed escludono categoricamente il PD dall’orizzonte: contrasto brutale all’immigrazione, più sicurezza, riduzione radicale delle tasse, sussidio di disoccupazione. Sono motivazioni comprensibili, ma del tutto irragionevoli. Non uno di questi obiettivi ha infatti senso di per sé (neppure la sicurezza, che sta migliorando sensibilmente anche senza sceriffi per strada), e presi tutti insieme sono addirittura una follia assoluta, che porterebbe con sé la bancarotta dello Stato.

È però accaduto che Lega e Movimento Cinque Stelle si sono presentati a quegli elettori con due posizioni politiche semplici e dirette, almeno quanto insostenibili:

  1. Tutto ciò che vi è capitato di brutto negli ultimi 10 anni è colpa degli immigrati e del PD, che sono il male assoluto e che estirperemo dalla società;
  2. Pur di riempirvi la pancia e carpire il vostro voto siamo disponibili a far fallire lo Stato.

Non c’è PD che possa resistere a queste irresponsabili menzogne. Non c’è sinistra con la quale poter contrastare questa gigantesca balla elettorale; balla che due terzi degli italiani si sono bevuti per disperazione in parte reale e in parte procurata da una colossale opera di disinformazione e maccartismo, scientificamente condotta contro il PD. Non c’è una proposta di sinistra che possa competere con quelle promesse, o perché impossibili o perché squisitamente di destra. Non c’è controinformazione che possa recuperare in tempi brevi i danni di un veleno inoculato così a lungo e tanto in profondità nelle coscienze degli elettori.

Ne è la prova la misera avventura di Liberi e Uguali e di Potere al Popolo, che pur riproponendo la ricetta (anch’essa insostenibile) dell’intervento pubblico in economia e di un welfare elefantiaco non hanno cavato un ragno dal buco. Perché al loro arco mancavano le frecce identitarie della destra, necessarie a vincere in questa fase storica: il securitarismo, la xenofobia e la briglia sciolta fiscale.

È destra pura quella che è stata proposta agli elettori da Salvini e Di Maio, e a destra essi hanno consapevolmente votato. Il blocco di destra tiene in piedi il governo Conte e si conferma nei ballottaggi delle amministrative.

È giusto che il PD cambi e si inventi qualcosa, il fronte repubblicano o non so cos’altro; ma è sbagliato e ingiusto scaricare su presunti errori di conduzione politica gli effetti elettorali di un travolgente mainstream culturale – e popolare – di destra che non accenna a calare di intensità e che è impensabile contrastare con il pragmatismo responsabile del riformismo occidentale o con il radicalismo frou frou della sinistra-sinistra.

Non sarà una formula partitica o un’alleanza tra diversi a ravvivare le speranze della sinistra italiana. Non sarà neppure la prevedibile instabilità dell’alleanza legastellata. Manca del tutto una visione politica da sovrapporre a quella attuale del PD (che non sarà vincente, ma almeno è nota) e a quella di Renzi, che poi sono la stessa cosa. Per tentare di rigenerare questa visione ogni iniziativa politica sarà la benvenuta ed è bene che i proponenti si facciano avanti alla svelta.

Lasciatemi dire però che l’ultima cosa da fare, ma proprio l’ultima, è associarsi ai grillini nella potatura brutale e immotivata dei pochi rami del PD che ancora portano foglie, e nella fucilazione di chi ha sostenuto in nostro nome le sorti dell’Italia opponendosi come poteva – e in tendenziale solitudine – a chi le sta preparando il funerale.

3 pensieri su “La notte del PD

  1. Come tutti immagino, tendo a vedere e ad analizzare i fenomeni con la lente delle mie conoscenze e quindi con parzialità, ma credo che un aspetto più vago ancorchè importante, vada considerato.
    Esiste un megatrend a livello sociale che oggi fa privilegiare l’individualismo / egoismo al collettivismo/altruismo.
    Un gruppo merita tale nome, e una Nazione è un gruppo, se ritiene alcune cose:
    1) l’obiettivo del gruppo sociale sia più importante degli obiettivi dei singoli
    2) gli obiettivi siano conosciuti e condivisi
    3) vi sia la consapevolezza che solo insieme potranno essere raggiunti.
    Questa cultura negli anni passati ha costituito il retroterra dei movimenti di sinistra, come pure dello spirito cooperativo. Oggi è in crisi la sinistra, le cooperative sono in grande difficoltà e la socialità è stata soppiantata dai social.
    Sarà un cammino lungo, pericoloso e dall’esito incerto.
    Ciò non toglie che dovremo farlo.

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  2. Il Riformismo funziona solo mettendolo in pratica. Tornare indietro per ‘salvare’ il partito è essenzialmente patetico. Tutti sanno che Renzi mirava al Paese e non al partito. Se l’hanno fatto fuori è solo perché c’era da rimboccarsi le maniche e a molti non andava giù mettersi a lavorare.
    Forse nessuno si aspettava che davvero riuscisse a mettere in pratica quello che ha realizzato, anche se troppo poco ormai. Rendersene conto è stato l’allarme generale.
    Inventarsi qualsiasi cosa, pur di toglierlo di mezzo.
    E così è stato.
    Non la vedo molto serena e non lo sarà per generazioni, se la mentalità non cambia.

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