Il vincitore

E’ vero, ha vinto lui. Nicola Zingaretti.

Ha vinto perché ha tenuto la Toscana, o forse perché i benemeriti toscani, che Dio li benedica, hanno deciso di dare il 35% a un partito zoppicante pur di sbarrare la strada a Salvini anche in assenza di un buon candidato.

Ha vinto perché De Luca in Campania è una specie di supereroe e sarebbe stato eletto anche senza il PD, sospinto da 15 liste che adesso dovrà tenere a bada nella spartizione del potere locale.

Ha vinto perché ha lasciato che Emiliano si mettesse il partito sotto le scarpe, ne infangasse in ogni modo l’onore, dividesse il campo del centrosinistra e si prestasse a qualsiasi porcheria populistica pur di essere rieletto in Puglia.

Ha vinto perché ha dimostrato che Renzi non è più nessuno, non ha alcun peso politico né radicamento capace di condizionare realmente le scelte del PD e del governo. A un anno dalla scissione Italia Viva raccoglie briciole (perfino in Toscana!), e la bruciante sconfitta di Scalfarotto in Puglia ne è la conferma più evidente. Insieme a Renzi Zingaretti ha sconfitto anche la gracile ala riformista del suo partito, adesso priva di una sponda esterna (con Forza Italia che continua la sua rovinosa caduta verso l’irrilevanza, indebolendo ulteriormente ogni prospettiva di neocentrismo liberale).

Ha vinto perché ha arrestato Salvini, gli ha fatto sbattere il muso contro i suoi limiti e adesso lo guarderà sornione mentre cercherà di amministrare il deludente risultato al sud, la Meloni che gli soffia sul collo o gli passa addirittura avanti e la strepitosa affermazione delle liste Toti e Zaia in Liguria e Veneto. Un tempo era la Lega che portava voti ai suoi presidenti, oggi è il contrario.

Ha vinto, soprattutto, perché ha capito che conveniva saltare sul carro dei populisti, ingoiando con disinvoltura il boccone del taglio dei parlamentari e appuntandosi la loro misera vittoria sul petto. Ha vinto perché inseguendo i 5S e tenendoli abbracciati stretti li sta divorando dall’interno, sta svuotando il movimento grillino della linfa vitale, della diversità e del consenso popolare necessari ad ogni partito per sopravvivere. Pazienza se questo richiede di assumerne le forme, il linguaggio, l’ideologia. Ha vinto perché li ha schiacciati su posizioni per loro assurde, costringendoli a baciare il rospo dell’alleanza con l’ex nemico e frantumando il loro consenso sul territorio in mille gruppuscoli in feroce dissidio tra loro. Ha vinto perché il popolo del PD ha uno stomaco di ferro, e alla fine ha sopportato tutto questo pur di assicurarsi una prospettiva di governo per il Paese.

Ma se Zingaretti ha vinto, se il centrodestra ha pur sempre pareggiato, se i 5S si sono garantiti un’ultima boccata d’aria con il taglio dei parlamentari, allora chi ha perso?

Io.

Io ho perso, e con me i benpensanti che ancora agognano il riformismo, lo stato efficiente, la sinistra solidale ma liberale, il rinnovamento di quella classe dirigente che da sempre uccide ogni speranza di un progressismo moderno. Tutto questo ha perso, clamorosamente, sonoramente, patentemente. Far apparire il 30% come una mezza vittoria, qualcosa da cui ripartire, è semplicemente patetico.

Ha ragione il prof. Carlo Fusaro, che oggi twitta “Spero solo che il partito del NO rifletta bene sul gap mostruoso fra intellettuali, opinionisti, classe dirigente, politicanti voltagabbana e reduci della prima repubblica da una parte e cittadini dall’altra”. Ha ragione da vendere. Non abbiamo capito nulla, ci siamo cullati nella nostra bolla di Twitter e nella nostra ZTL, forti delle nostre convinzioni harvardiane. Abbiamo proiettato le nostre ubbie di anime belle su un mondo che evidentemente non capiamo e che non ci capisce.

Io mi sento così. Avulso, incapace di comprendere e incompreso.

Quel che è peggio, politicamente solo.

Passerà, certo che passerà. Ma adesso fa male.

6 pensieri su “Il vincitore

  1. Salvini come Renzi purtroppo non sono adatti a ricoprire un ruolo politico. Le sue idee politiche non sono sbagliate ma possono solo trovare consensi al bar . Per governare l’Italia ci vuole tante altre qualità che loro non hanno. Purtroppo sono

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  2. “Dio li benedica”. “Pur di sbarrare la strada”. “In assenza di un buon candidato”. Non capirò mai cosa non va in voi. Cosa vi spinga a considerare il logo e non la proposta. La mia qualità di vita non si alza solo perché c’è scritto PD piuttosto che Lega sulla tessera dei membri del Consiglio Regionale, né si abbassa per lo stesso motivo. Quando le cose continueranno a non andare, quando saranno di nuovo scontenti -e lo dovranno rimanere per 5 anni- a cosa varrà il “meno male che non c’è Salvini”?
    Se sto male e il mio Pronto Soccorso fa schifo, non è che pensare che “ho sbarrato la strada a Salvini” guarisce magicamente la mia malattia.
    Come al solito l’italiano ha confuso la politica col calcio. Anzi, no. In quello riesce almeno a rinfacciare alla squadra gli errori, qui no.
    Vedremo come andrà in futuro, i segnali dell’errore possono essere tanti: un peso nel petto, o un bruciore là dietro. Ma se lo “godranno” loro.

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  3. copio tutto. e però. non voglio dire che si possa essere soddisfatti del 40%, ma di aver trovato circa 8 milioni di compagni di viaggio sì. e tra l’altro in un’occasione nella quale difendere le ragioni del “no” era obiettivamente difficile, essendo necessari dei passaggi logici non proprio scontati, anche se teoricamente solidissimi. Non so se questi 8 milioni di sostenitori del no, siano traducibili in forza elettorale. Se devo guardare il passato dovrei dire di no. E però, se si sono trovate parole per convincere 8 milioni di persone, allora forse è possibile trovarne per convincerne 30. Non da me, io non ne sono capace, ma magari c’è già qualcuno in grado di cogliere queste parole e usarle. Magari proprio tu, Yoda. Magari proprio dicendo cose scomode, e risvegliando una discussione politica che altrimenti, e specialmente qui da noi (intendo in Italia) è confinata al blabla autoreferenziale.

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