‘O gallo ‘ncoppa ‘a munnezza

Atti incoerenti in politica sono ammessi e non devono scandalizzare: la realtà è in movimento e anche i giudizi possono modificarsi con essa nel tempo. Ma se l’incoerenza è tutto ciò che si può dire di un politico allora abbiamo tutto il diritto di contestargliela e di non accettarla.

È il caso di Luigi Di Maio.

È stato eletto in Parlamento dopo dieci anni del peggior grillismo. Dieci anni dedicati a seminare insulti, veleno e falsità nella politica italiana: denigrazione violenta degli avversari, fake news montate ad arte, impiccagioni pubbliche allestite con gli avanzi delle veline giudiziarie, manipolazione spregiudicata della rete.

Contenuti politici, se così li possiamo definire, costruiti non in base alle esigenze di governo di un paese ma rappattumati con gli ingredienti della più bieca antipolitica a mere finalità di consenso elettorale: NO ad ogni istanza di modernizzazione del paese (NO a nuove infrastrutture, NO agli investimenti privati), NO al metodo scientifico (e quindi NO ai vaccini), NO ai capisaldi della democrazia rappresentativa (negazione del ruolo dei partiti, svilimento del ruolo degli eletti, vincolo di mandato per i parlamentari).

Del cantiere messo su per erigere il ciclopico cumulo di panzane concepito per turlupinare il popolo italiano Luigi Di Maio non era un semplice operaio e forse neppure l’architetto (non ne aveva i numeri), ma il capomastro. Ha prestato il suo faccino a tutte le operazioni identitarie con le quali il movimento ha tentato di far deragliare la Repubblica dai suoi binari: si è affacciato dal balcone di palazzo Chigi dichiarando di aver sconfitto la povertà, ha lanciato la sua fatwa contro il partito di Bibbiano, ha fatto il gesto delle manette agli avversari, ha dimidiato il Parlamento, ha chiesto l’impeachment per un Presidente della Repubblica galantuomo, si è schierato a fianco degli eversori contro il massimo rappresentante eletto da un popolo alleato.

Di una tale galleria degli orrori Luigi Di Maio è stato il frontman. Era il candidato premier che avrebbe dovuto realizzare il programma distopico di Grillo e Casaleggio, al quale tanti italiani hanno incredibilmente abboccato. Colui che dopo le elezioni ha condotto, da capo politico, il M5s in braccio alla Lega di Salvini, spalancando davanti alle istituzioni repubblicane il baratro del fallimento in economia e dell’isolamento internazionale. Colui che ebbe il coraggio di consegnare le chiavi del potere esecutivo a una controfigura pescata a caso nel book dei perdigiorno grillini assetati di affermazione sociale.

Questo retroterra non può essere derubricato a mera sequela di errori, peccati di gioventù o eccessi in buona fede di chi aveva comunque in mente un buon progetto e aspira ancora a realizzarlo in forme diverse.

Il totale rinnegamento dei principi cardine su cui si è fondato un partito politico, la pretesa di sovrascriverne integralmente i presupposti, l’abiura di ogni singola promessa fondativa in nome della permanenza a tutti i costi ai vertici del potere non dovrebbe essere accettata neppure dal più realista e dal meno moralista degli elettori.

Quella di Luigi Di Maio non è incoerenza, è cialtroneria che offende le istituzioni, che sminuisce la politica, che calpesta il principio di responsabilità, che dà il cattivo esempio. La natura umana è fatta così, siamo i censori più feroci nelle minuzie ma tendiamo a non vedere le enormità. La carriera di Luigi Di Maio è un gigantesco oltraggio, perpetrato ai danni di un intero popolo e soprattutto dei suoi elettori. Oltraggio che purtroppo pare lungi dall’essere al suo termine.

7 pensieri su “‘O gallo ‘ncoppa ‘a munnezza

  1. Devo accettare democraticamente che tanti italiani abbiano creduto al capomastro grillino, non accetto che il mio ex partito, il PD per cui ho militato per molti anni, continui a dare credito al perdigiorno grillino assetato di affermazione sociale e con lui al movimento che offende le istituzioni e che sminuisce la politica. Così facendo, insieme e in ugual maniera, continueranno a farlo fino alla fine.

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  2. Questo articolo è semplicemente un capolavoro. Riesce a cogliere con felicissima sintesi quello che è stato – ed è tuttora – il fenomeno cinque stelle incarnato perfettamente dal manichino di Pomigliano . Un vero “oltraggio ai danni di un intero popolo” . Bravissimo Maestro!

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